mercoledì 8 febbraio 2017

Interview with Marina Rosso

Marina Rosso, classe 1985, è fotografa italiana formata fra l'Italia e la Germania. Dalla sua residenza presso Fabrica nasce il progetto The Beautifule Gene che l'ha portata ad immortalare 208 persone con i capelli rossi in giro per l'Europa "catalogandoli" in base alle loro caratteristiche fisiche. Un progetto interessante sviluppato seguendo rigoroso che ho approfondito con piacere nell'intervista che vi propongo di seguito con Marina.

Chi è Marina Rosso e qual è il tuo percorso? 
 Sono una fotografa di fine art. Dopo aver conseguito la laurea triennale in Architettura a Udine, mi sono trasferita a Berlino per frequentare la scuola di fotografia Ostkreuzschule fuer Gestaltung und Fotografie seguita da una residenza artistica di due anni a Fabrica (il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton). Ho poi aperto con il regista Carlo Zoratti una società di produzione audiovisiva -Alpis- che sviluppa progetti sociali e narrazioni multimediali.

Vorrei soffermarmi nel tuo progetto The Beautiful Gene, come nasce e qual'è l'idea di questo lavoro?
Volevo parlare di bioetica dell'inizio della vita. Mi sono così imbattuta in una notizia online che ha dato vita al progetto: nel settembre 2011 Cryos International, la banca del seme più grande al mondo, ha smesso di accettare donatori dai capelli rossi perchè la domanda era troppo scarsa rispetto alla richiesta. The Beautiful Gene descrive quindi l'estinzione delle persone coi capelli rossi come una conseguenza di tipo estetica nell'iter della fecondazione artificiale. Oggi le donne single, che rappresentano più o meno la metà dei clienti delle banche del seme, tendono a scegliere un donatore basandosi sulla ricerca del "principe azzurro": un uomo perfetto, affascinante e sano, che abbia studiato nelle scuole migliori. Sempre più spesso, dunque, si progettano nuove vite non solo con l'idea di evitare gravi disabilità o malattie ma anche nell'intento di raggiungere una sorta di ideale personale. E i capelli rossi raramente rientrano in questi ideali. Dopo essere state offese, perseguitate ed emarginate per secoli, le persone con i capelli rossi sono sul punto di essere eliminate in una congiura fatta di questionari online, cliniche asettiche e sperma congelato. Ho così agito come un biologo conservazionista che classifica le variazioni genetiche di una specie come primo passo per preservarne la diversità e le componenti. Ho iniziato creando una matrice che potesse rappresentare il gene dei capelli rossi attraverso 48 categorie (altezza, colore degli occhi, tipologia dei capelli, corporatura). Poi, ho intrapreso un viaggio alla ricerca di uomini e donne che impersonassero queste categorie.

Mi potresti raccontare com'è avvenuta la ricerca e come si sono comportati i tuoi interlocutori? Qual'è il tuo risultato finale? 
 Negli ultimi anni sono proliferati molti meeting in cui le persone coi capelli rossi si incontrano per sentirsi appartenere a un gruppo visto che sono una minoranza (in media l'1% della popolazione ha i capelli rossi). Molti condividono storie di emarginazione e derisione, avvenute specialmente in età infantile. La mia ricerca si è quindi basata nello stilare la lista dei principali meeting europei e parteciparvi con il mio set fotografico. Il più grosso d'Europa si svolge a Breda e conta 1700 persone ogni anno. Tutte le persone che hanno partecipato al progetto sono state entusiaste e molto collaborative. In tutto ho fotografato 208 persone e ho selezionato 48 ritratti redatti in un libro.

Nel tuo ultimo progetto The OOracle indaghi la relazione attraverso le ricerca su google, mi puoi parlare di questo, delle relazioni fra le parole cercate e le immagini ad esse associate? 
Un mio collaboratore programmatore ha creato un software in grado di estrapolare le domande più frequenti che le persone digitano su Google Search. Tra i 10.000 risultati ottenuti, ho deciso di raffigurarne alcuni tra i più bizzarri. Visivamente ho cercato di rappresentare la stessa tensione surreale, accostando elementi contrastanti e colori accesi. Ho usato anche molti meme come elementi di partenza per creare le immagini. Mi piaceva l'idea di prendere delle immagini già esistenti nel web e ricrearne altre, simili ma diverse, per alimentare l'immaginario di internet.





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