venerdì 12 marzo 2021

Interview with Alessandro Calizza

Alessandro Calizza, 1983, è artista visivo che vive e lavora a Roma. La sua ricerca lega la contemporaneità all'arte classica attraverso un linguaggio legato agli archetipi della nostra cultura che prende forma all'interno delle sue tele a spray e carboncino. Alessandro è fra i fondatori di Sa.L.A.D. - San Lorenzo Art District, un progetto culturale che metter in rete e dà via ad iniziative nel quartiere della capitale. 

Chi è Alessandro Calizza e qual è il percorso che ti ha portato a diventare artista?
È sempre una domanda complicata. Da un punto di vista biografico posso dire che sono autodidatta e che dopo numerose esperienze e scelte di vita relativamente tardi, nel 2009-2010, ho sentito la necessità e il desiderio di dedicarmi esclusivamente all’arte. Vivo e lavoro nel quartiere di San Lorenzo, a Roma, nello spazio a cui da poco abbiamo dato il nome /OMBRELLONI, che oltre al mio ospita gli studi di Cristallo Odescalchi, Luca Mamone, Scarful (Alessandro Maida), Arianna de Nicola, Romina Bassu, Delfina Scarpa, Krizia Galfo e La Stanza. Cosa significhi essere un artista è difficile da definire e a volte tento di rispondere nascondendomi dietro due aforismi: “Fare arte è essere il mondo che vivo. Tutto dentro di me è troppo: deve sortire” “Fare arte è fare politica, quella politica che non ha rinunciato alla bellezza”

I tuoi lavori sono una lettura della società odierna in chiave classica, mi racconti cosa contraddistingue la tua ricerca?
Anche se mi piace spaziare tra diversi media, la pittura è l’ambito in cui sto approfondendo maggiormente le mie riflessioni più recenti. Lavoro con spray e carboncino e volendo individuare un filo conduttore del mio lavoro sicuramente si troverebbero il bisogno e la volontà di porre l’attenzione in maniera critica sulla nostra realtà e su ciò che viviamo quotidianamente. Partendo da archetipi della nostra cultura, usati quasi a mo’ di sineddoche di questa epoca, cerco di porre l’attenzione sulla necessità di mettere in discussione le dinamiche che oggi determinano la vita di ognuno di noi. È un sistema insostenibile e al collasso il nostro e gli squilibri che stiamo creando a livello globale ne sono un chiaro effetto. Sono più di 15 anni che passo parte dell’anno in Senegal e in Gambia e cambiando punto di vista tutto ciò diventa ancora più evidente e difficile da accettare; da qui anche la scelta di inserire nel mio lavoro elementi tipici di “mondi” e culture come quelli africani (mi si passi la generalizzazione in questo caso), che sentiamo lontani da noi, ma che mai come oggi invece sono intrecciati a doppio filo con la nostra vita.
Altro tema che mi interessa molto poi è il binomio reale/virtuale, e lo sdoppiamento che ognuno di noi vive tra vita off line e on line. Oggi abbiamo una doppia identità: quella di tutti i giorni e quella che ci creiamo sui social network attraverso una narrazione parziale e filtrata di chi siamo, nel tentativo affannato di assomigliare sempre più ad un’immagine di noi che ci fanno credere essere migliore di quella reale. Nel muoversi incessantemente tra un piano e l’altro però non sempre tutto torna al suo posto. Come i glitch di un programma di elaborazione grafica pezzi di noi restano imprigionati nei profili social, mentre allucinazioni digitali si innestano, distorcendola, nella percezione che abbiamo della realtà e nelle nostre reazioni ad essa. Sul web archetipi e modelli di verità non esistono più nella misura in cui si sono dati a noi prima dell’era dei social e dei motori di ricerca: sono invece determinati da miriadi di posizioni individuali che, filtrate e sommate tra loro da algoritmi e sistemi interessati, decretano a posteriori quale versione della realtà sia la più utile da affermare, annullandone ogni altra possibilità.

Mi parli del tuo progetto Stoned? una serie di slogan caratterizzano questo corpo di lavori.
Pietrificato, ma anche “fatto” o lapidato. L’intero corpus di opere ha come tema centrale quello della precarietà. Viviamo in un sistema che nasconde le sue vere intenzioni dietro colori affascinanti e canti di sirene camuffate da agenzie pubblicitarie e influencer. Sacrifichiamo le nostre vite a nuovi falsi Dei ogni giorno senza nemmeno rendercene conto. Paghiamo le rate di una libertà fittizia che ci viene concessa solo in affitto. Pensiamo che la nostra realtà sia solida e immutabile e pertanto inevitabile da accettare. Non vediamo che invece esiste esclusivamente auto-proiettata su sé stessa ed ha basi quantomai fragili, che potrebbero essere distrutte con un soffio se solo capissimo che siamo noi a permettere tutto questo; se solo avessimo il coraggio di urlare che “il Re è nudo”. Paghiamo le conseguenze di un sistema che ci vuole sempre più servili e passivi: ridendo e mangiando pop-corn ci guarda indossare le nostre catene e baciare con gratitudine il pugno che ci colpisce in faccia. Sta a noi uscire da questo stato di intorpidimento e tornare ad avere uno sguardo critico e cosciente sulla realtà che ci circonda, e riuscire a leggerne i veri messaggi.

Sa.L.A.D. - San Lorenzo Art District è uno dei tuoi progetti rivolto alle tue origini, il quartiere di Roma dove sei cresciuto. Come nasce l'idea e in cosa consiste il progetto?
Vivendo e lavorando a San Lorenzo ho scoperto e iniziato a far parte di un tessuto sociale davvero unico. Il quartiere ha un’identità ben definita, spigolosa ma incredibilmente autentica, con tanti pro e diversi contro, e tra gli aspetti più interessanti c’è sicuramente il suo essere il distretto dell’arte di Roma. È impressionante il numero di studi e di spazi espostivi o dedicati all’arte del territorio: in tutto ci sono più di 60 spazi tra studi e gallerie in un’area che si può percorrere a piedi in non più di 15 minuti; e parliamo di artisti protagonisti della storia dell’arte Italiana più recente e di molti altri che sono tra i principali attori dell’attuale scena artistica romana e non solo. Inoltre la cosa più bella è che sono in aumento, negli ultimi mesi ad esempio due ristoranti che hanno chiuso sono stati sostituiti da due gallerie! Io, Tommaso Zijno e Francesca de Dominicis con la preziosa collaborazione del MLAC (Museo Laboratorio di Arte Contemporanea - La Sapienza), abbiamo deciso di rendere evidente a tutti questa faccia del quartiere e valorizzare e sostenere le esperienze che la compongono, attraverso progetti ed iniziative di vario genere. Possiamo dire che Sa.L.A.D. sia al contempo contenitore e generatore di contenuti il cui cuore è sicuramente il portale web: grazie ad una mappa interattiva ed a pagine dedicate si potranno infatti conoscere meglio gli artisti, le gallerie e le altre realtà di San Lorenzo. Inoltre sempre su www.sanlorenzoartdistrict.it e sui nostri canali social (che già esistono e invito a seguire ma che attiveremo dal 15 marzo) pubblicheremo nel tempo interviste e altri contenuti riguardanti artisti e gallerie raccontati nel portale. Una cosa che ci fa molto piacere è che si stanno sviluppando sinergie con alcune realtà di San Lorenzo che nei prossimi mesi vedranno Sa.L.A.D. partner di progetti davvero validi. Ad esempio a maggio (dpcm permettendo) ci sarà il primo di una serie di talk, organizzato in collaborazione con Davide Silvioli, critico d’arte contemporanea che vive qui nel quartiere; a giugno poi saremo partner di un progetto di OTTN Project, BAR (Beirut Art Residency) e la galleria Materia Gallery, con sede a via dei Latini, che vedrà protagonisti tre artisti libanesi per una residenza di tre settimane presso lo spazio Ombrelloni; infine il terzo appuntamento che posso già anticipare e che sarà sostenuto anche da Sa.L.A.D è Charta – a Photo Book Festival, organizzato da Yogurt Magazine & The Paper Room, anch’essi di base a San Lorenzo. Come dice quello che potrebbe essere il nostro motto Sa.L.A.D. già esiste, ma a volte c’è bisogno di dare un nome alle cose perché tutti le possano conoscere.

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