mercoledì 28 ottobre 2020

Interview with Margherita Fanti

Margherita Fanti è designer italiana la cui ricerca estetica trae ispirazione dall'arte. I suoi prodotti sono caratterizzati da un tocco minimale attraverso volumi armonici ed eleganti attraverso l'utilizzo di differenti materiali. Il suo primo progetto Architetture Domestiche, raccoglie una serie di oggetti ispirati a Giorgio de Chirico. 

Chi è Margherita Fanti e qual'è il percorso che ti ha portato a fare la designer? 
 Sono una persona curiosa, osservatrice e sicuramente molto appassionata di quello che faccio.
Alla fine del mio percorso di studi all’IDA (Interior Design Institute di Milano) ho iniziato uno stage che poi si è trasformato in una collaborazione decennale con Alessandro La Spada. Qui ho avuto modo di conoscere il mondo del design, della progettazione, dell’arredo e ne sono letteralmente rimasta affascinata. Questo mi ha portata a voler creare la mia linea, a dare forma alla mia visione progettuale e l’auto produzione mi è sembrata la via più immediata per dare vita alle mie idee. Così lo scorso anno in occasione della MDW19 ho presentato la mia prima collezione: Architetture Domestiche.

La tua ricerca spazia fra differenti materiali e oggetti, ripensando ciò che ci circonda nel quotidiano. Se dovessi raccontare la tua ricerca e a cosa ti ispiri, cosa diresti?
I miei riferimenti progettuali si muovono sempre tra il mondo dell’architettura, e dall’arte e poi spunti che vengono dal mondo della moda e della gioielleria… Credo di essere in continua ricerca e in costante ispirazione, in attesa di un'intuizione. A quel punto cerco di svilupparla con una profonda ricerca della forma e delle proporzioni fino al dettaglio. Amo la progettazione a tutto tondo, dal piccolo oggetto di uso quotidiano all’arredo fino all’interior.

 Mi parli della tua serie Architetture domestiche?
Architetture Domestiche è una piccola collezione di oggetti, vasi, porta incensi, ispirata a Giorgio de Chirico in un’interpretazione contemporanea delle sue Piazze Metafisiche. Sono pezzi in equilibrio tra oggetto e scultura. L’idea è stata quella di avere oggetti dalla forma pura, essenziale, che combinati tra loro creassero sempre scenari e diversi, simili appunto a vere proprie architetture. Sono realizzati in marmo e ottone nella loro veste più "scultorea" e in ceramica per quelle fresche, anche divertenti. In quest’ultima serie ho potuto spaziare su colori e finiture avvicinandomi a una versione più pop del progetto.

 Cambiando scala, parliamo di Ginger, come nasce e cosa la caratterizza?
Ginger è un progetto che racconta la sintesi tra geometrie e classicità. Si ispira agli anni Trenta, perché ha un sapore decò ma con una percezione più fresca, essenziale e contemporanea. Della collezione fanno parte un tavolino, una consolle e due specchiere. Tutti i pezzi sono caratterizzati dalla lavorazione del legno massello grissinato: c’è stata un forte ricerca per mantenere il colore puro della materia attraverso una verniciatura che lascia l’essenza del noce naturale, impreziosito dagli ottoni decorativi e dai marmi dei piani. I pezzi forse più rappresentativi della collezione sono le specchiere. Grazie alla loro asimmetria e a una presenza solo parziale delle cornici, quando vengono accostate creano una forte armonia. I linguaggi diversi del legno, il grissinato, le forme stondate unite agli elementi grafici in ottone satinato rendono il tutto molto frizzante. In aggiunta c’è anche la componente sensoriale che è data dalla frangia realizzata in bacchette di ottone. Invita ad accarezzarla, ti accompagna con lo spostamento d’aria.

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