Sofia Silva, classe 1990, è un'artista italiana che utilizza la pittura come medium espressivo, lavorando spesso su parti della tela attraverso un processo di decostruzione. Fa parte del team di Turps Banana, magazine di pittura internazionale scritto ed edito da soli pittori. Di seguito l'intervista con Sofia.
Chi è Sofia Silva e qual è il percorso che ti ha portato a diventare artista?
Alcuni ricordi della prima infanzia mi fanno pensare che il percorso sia iniziato presto.
Fino a sei anni ho trascorso le estati a Ciammarita, in Sicilia, nella scuderia del nonno materno. Avevo un corpo minuto, una calotta cranica immensa e i capelli rasati. Durante il giorno cavalcavo il mio pony e intrappolavo le mosche nei bicchieri. Ho sempre detestato il riposino pomeridiano, così dalle due alle quattro sedevo sui gradini della porta d’ingresso a sgranare fagioli per la pasta ca fasuola 'ncirata. La stradicciola era deserta e l’unico oggetto che mi era dato guardare mentre sgranavo i fagioli era un cancello molto alto fatto di canne di bambù. Non vedevo nulla di quel che stava al di là del cancello e questo senso di visione occultata, quasi uno scudo ottico, arrivava a provocarmi male agli occhi e alla testa. È uno dei miei primi ricordi legati alla visione, o alla sua interdizione. Un altro ricordo risalente a quegli anni è parimenti importante, ma connesso alla composizione. Mi erano stati regalati cinque adesivi con cui avevo scelto di decorare il mio specchio. Ero vanitosa e dunque lo specchio rivestiva un valore capitale. Non sapevo come disporre gli sticker, se tre da un lato e due da un altro, tutti e cinque dallo stesso lato, due per lato e uno in cima. Trascorsi ore e ore a ragionare se ambissi a raggiungere una composizione armoniosa o stridente. L’armonia mi sembrava scontata, da stupidi, ma anche la disarmonia aveva un che d’ingenuo proprio perché cercava di fare il passo più lungo della gamba. Alla fine appiccicai uno sticker e lo rimossi il giorno dopo, esausta. In un certo senso quello specchio è stato il mio primo quadro.
Cosa caratterizza la tua ricerca artistica? Quali sono i temi che ti trovi ad approfondire?
La mia ricerca artistica è contraddistinta da una forte passione per la pittura intesa in senso puramente mediale. Con il passare del tempo ho capito che nella mia testa la pittura non differisce dalle scienze filosofiche e matematiche, quando dipingo mi sento un grammatico o un antico pitagorico che traccia le proprie scoperte aritmetiche sulle sabbie. Hai presente quella domanda che spesso viene posta nelle interviste: se dovessi resuscitare qualcuno e invitarlo a cena…? Ecco, io vorrei cenare con Clement Greenberg per capire come si relazionerebbe all'attuale. Ho sviluppato un’intolleranza per le immagini e per il culto a esse connesso. Non attingo da alcuna immagine, da nulla che può essere visto, quanto piuttosto dalla logica della visione o da pensieri di natura estetica. Nessuna narrazione, cerco l’intuizione; non il teatro, confido nell'evocazione; non rappresento alcuna illusorietà, ambisco a creare un oggetto. Il mio processo cambia di quadro in quadro ma cerco sempre di non padroneggiare nulla di quello che compio sulla superficie della tela. Per me la pittura è linguaggio, e più che dipingere quadri, li decostruisco.
martedì 30 giugno 2020
lunedì 29 giugno 2020
UNIQLO and Theory _ military capsule
La nuova capsule di Theory per Uniqlo mescola stile militare e tagli sartoriali attraverso una serie di outfit caratterizzati dalla presenza della polo come capo a cui ruota attorno la collezione. Lavanda, viola, blu, verde oliva, nero e beige compongono la palette cromatica proposta da Theory nella capsule.
domenica 28 giugno 2020
Campionati di atletica dei Piccoli Stati d’Europa _ Riccardo Guasco
La filatelica di San Marino celebra i Campionati di atletica dei Piccoli Stati d’Europa con una serie di francobolli disegnati dall'illustratore Riccardo Guasco. La serie raffigura atleti impegnati nel salto con l’asta, nella corsa dei 100 metri piani, nella corsa ad ostacoli e nel salto in lungo sono acquistabili direttamente dal sito della filatelica.
venerdì 26 giugno 2020
Maria Scarpulla _ Table
Maria Scarpulla presenta una serie di tavoli dalle linee essenziali. La designer belga sviluppa una collezione articoli in differenti dimensioni, pensati i diversi utilizzi a seconda della loro collocazione nell'ambiente domestico ma contraddistinti da una struttura metallica lineare e un piano in legno laccato in differenti colori.
giovedì 25 giugno 2020
Art Drive-In Generali @ Brescia
Art Drive-In è la mostra organizzata dall'associazione BelleArti al Garage Generali di Brescia. Un percorso tra progetti artistici, installazioni, murales, disegni di grandi dimensioni a cui si può accedere esclusivamente in auto in Via Pusterla 45. Agli artisti coinvolti, chiamati dalla Galleria Massimo Minini e Palazzo Monti, non è stato dato un tema specifico su cui lavorare ma è stato lasciato loro spazio purché rispettassero le grandi dimensione così da rendere fruibile i lavori a dovuta distanza; l'approccio è stato differente, dal site-specific alla grande tele, dalla foto all'installazione si larga scala; fra gli artisti coinvolti Ludovica Anversa, Stefano Arienti, Olivo Barbieri, Thomas Braida, Linda Carrara, Ambra Castagnetti, Enrico De Paris, Giovanni Gastel, Osamu Kobayashi, Davide Mancini Zanchi, Antonio Marras, Muna Mussie, Ozmo, Mimmo Paladino, Gabriele Picco, Antonio Riello, Leonardo Anker Vandal.
mercoledì 24 giugno 2020
Grace Weaver _ Book
Grace Weaver presenta il suo primo libro monografico raccogliendo tutti i lavori prodotti negli ultimi anni dalla prima mostra Little Sister. I suoi dipinti ad olio e acrilico raffigurano la vita quotidiana attraverso pose e sguardi, una narrazione quotidiana delle nuove generazioni. Il libro è disponibile dal sito dell'editore Kerber.
martedì 23 giugno 2020
The Gigi _ Spring/summer 2020
The Gigi presenta una collezione spring/summer 2020 dinamica e colorata, mescolando tradizione e contemporaneità attraverso la reinterpretazione del guardaroba maschile. I capi dai volumi morbidi e dai tessuti leggeri sono le caratteristiche principali degli outfit di questa collezione adatta alle vacanze italiane.
sabato 20 giugno 2020
Interview with Michele Guido
Michele Guido, classe 1976, è artista italiano la cui ricerca indaga e schematizza elementi naturale e artificiali codificando il rapporto fra architettura, storia e immagini della natura. Di seguito l'intervista con Michele in relazione ai suoi ultimi lavori, da ceiba garden project al cosmos seeds garden project.
Chi è Michele Guido e qual è il percorso che ti ha portato a diventare artista?
Mi piacerebbe essere un contadino a “bordo dell’arte” come quelli che già dal ‘300 erano liberi di coltivare il loro orto perché avevano conquistato “il diritto di poter pagare un fitto in denaro e non più in conferimenti di prodotti agricoli”. Quando sarà pubblicata questa intervista saremo mentalmente proiettati in un “dopo” che dovremo costruire. Ora mi sento in una specie di tempo zero. Tutto quello che dirò in questa intervista riguarderà quel “prima” che già da qualche anno stava mutando in un “dopo”.
Sono stato a Milano la prima volta per una gita scolastica, la seconda per iscrivermi a Brera. Non c’era mai stata una vera e propria intenzione di fare l’artista. Ho vissuto fino a vent’anni ad Aradeo, un piccolo paesino in provincia di Lecce. Trascorrevo il tempo sia in campagna, osservando come dai semi si generavano le piante, sia nella camera oscura di mia zia dove, per magia, dai fogli di carta fotosensibile, si creavano immagini. Non c’era instagram! Fu una collezionista di Gallipoli che mi aveva commissionato un intervento per il suo studio, a suggerirmi Brera come luogo in cui approfondire gli studi che avevo fatto all’Istituto d’Arte. Era il 1997. Sin dal primo anno scoprii l’arte contemporanea grazie ai corsi di Laura Cherubini e Giacinto Di Pietrantonio; poi, nell’estate del ’99, il mio modo di vedere il mondo che mi circondava cambiò. Mentre frequentavo il centro T.A.M. nelle Marche, ebbi la fortuna di conoscere Eliseo Mattiacci, il nostro visiting professor, Hidetoshi Nagasawa, che era stato invitato per una conferenza, i suoi allievi e quelli di Luciano Fabro. Quando a settembre, tornai a Milano ero un’altra persona: iniziai a frequentare le lezioni di Fabro nell’aula 4, anche se non ero iscritto al corso, e decisi di fare la tesi con Jole de Sanna sul “concetto di Ma” in Nagasawa. Parallelamente, Cherubini e Di Pietrantonio, per tutto l’anno programmarono un ciclo di conferenze invitando molti artisti che venivano da diverse parti del mondo. C’era una bella atmosfera in quel periodo. Devo molto a Brera. Nel 2001 organizzammo con Jole De Sanna una conferenza sul “concetto di MA” nello studio di Nagasawa presso la Casa degli Artisti. Da allora mi fu affidato quello spazio fino alla chiusura arrivata nel 2007. Il 1° febbraio di quest’anno la Casa è stata finalmente riaperta e ho ricevuto l’invito da parte di Mattia Bosco per trascorrere un periodo di residenza negli spazi completamente ristrutturati, come comparivano quando il palazzo era stato costruito. Se dovessimo definire uno spazio di tempo nel quale ha avuto origine tutto, è sicuramente quello che va dal ’99 al 2001. In quei tre anni di formazione si sono create le basi per una ricerca che porto avanti ancora oggi, anche se in modo sempre più stratificato e multidisciplinare.
Con la mostra presso la Fondazione Pomodoro del 2008 e le mostre personali presso la galleria di Sara Zanin nel 2009, ’13 e ‘15 ho potuto realizzare i primi garden project e verificare il lavoro nello spazio con progetti sempre più complessi rispetto a quelli che potevo installare nello studio. Poi, nel 2011, è iniziata la collaborazione con Lia Rumma: ambiente diverso da quello di una giovane galleria, sicuramente una palestra per me, soprattutto per il dialogo costante con una persona che sa “guardare” e sa leggere lo spazio come pochi sanno fare. Ho sempre sostenuto entrambe le realtà, sono fondamentali per un artista, perché quello che può nascere da una parte può essere sviluppato nell’altra.
La tua ricerca unisce architettura e natura, mi racconti cosa la caratterizza e qual è il tuo approccio?
Il rapporto che c’è tra architettura e natura nel mio lavoro va letto considerando alcuni aspetti e tenendo conto dei diversi campi d’azione. Prima di tutto il “Concetto di MA”: rappresentato dall’ideogramma 間 kaji che è la combinazione grafica di 門 kado (porta, spazio, intervallo) e 日 hi (sole). A Jole de Sanna che chiedeva “è qualcosa che si sottrae all’unità dello spazio?”, Nagasawa rispondeva: “sì, però ogni stanza può essere considerata un MA, infatti noi andiamo in montagna per raccogliere i tronchi per costruire la casa dividiamo il tronco in quattro e ciò corrisponde ai punti cardinali. Ogni parte deve mantenere la stessa posizione quando si costruisce la casa e c’è un quarto di tronco aggettante per ogni punto. Lo spazio che si forma è un MA”. (dalla conferenza del 2001 alla Casa degli Artisti). La sezione delle piante, molto frequente nella mia pratica artistica, viene proprio da questo concetto e mi consente di ricavare il modulo, che appartiene al mondo vegetale e non a quello animale: noi essendo individui siamo indivisibili. Dividere significa moltiplicare. Dal modulo vegetale si scoprono le forme geometriche elementari che uso per mettere in luce il disegno di un giardino che esiste già nella pianta, ma che noi non vediamo. C’è un concetto molto interessante di G. W. Von Leibniz in cui si dice che:
“la geometria non è la scienza della figura, ma la scienza dello spazio. Fare geometria significa studiare lo spazio. Lo spazio è come una struttura, un ordine di situazioni, dove per situazioni s’intende una relazione tra oggetti. Un punto non è altro che un oggetto, e la relazione tra un punto ed un altro, non è altro che la distanza tra punti”.
Quando pensiamo a qualcosa che ancora non conosciamo, non sappiamo darle un perimetro o una forma finita; riuscire a misurare le cose e disegnarle, significa definirle in termini di dimensione e di conoscenza. Conoscerle e sviluppare una relazione tra di loro significa innescare un processo di biodiversità che l’architettura dovrebbe creare. Torna così la figura del “contadino” intesa come colui che misura la terra: “il geometra agrimensore”. Emanuele Coccia ci ha insegnato che ogni pianta con le sue foglie dilata la propria superficie piana per aumentare sempre più il processo della fotosintesi. Come le foglie con la loro superficie conquistano lo spazio aereo, così le aiuole del giardino, la cui forma è data dalla geometria vegetale, modificano la superficie terrestre. Invece quando penso al processo della fotosintesi, mi vengono in mente le opere di artisti come Medardo Rosso, Mark Rothko o Francesco Lo Savio perché sono plasmate dalla luce, sono “spazio e luce” nello stesso tempo. In tutto il ciclo di lavori legati all’arte rinascimentale, ogni opera del passato viene analizzata e trattata come se fosse una delle piante che utilizzo per i miei lavori. Cerco di portare alla luce la costruzione geometrica che ognuna di quelle opere nasconde sotto la propria pellicola pittorica e i rilievi delle specie botaniche per sviluppare nuovi studi come accaduto per pulsar___2017, presentato per Meteorite in Giardino 10 alla Fondazione Merz, e study for venus and mars garden project realizzati con il contributo scientifico della ricercatrice INAF Mariateresa Crosta, di Altec e l’Osservatorio Astronomico di Torino.
venerdì 19 giugno 2020
Twist _ Lex Pott
Il designer Lex Pott sfruttando la flessibilità della cera per crea una candela che si sorregge autonomamente, unendo la candela stessa e la base. Twist presenta due estremità che possono bruciare contemporaneamente ma può anche essere una piccola scultura funzionale. Nello shop online del designer potete acquistarla nelle cinque colorazioni.
giovedì 18 giugno 2020
Tabula Rasa _ progetto d’artista per il Teatro Nazionale di Tirana
Tabula Rasa nasce dopo la demolizione del Teatro Nazionale di Tirana, il 17-05-2020. Il Teatri Kombëtar era stato costruito nel 1939 e nei suoi 80 anni di vita è stato palcoscenico della vita della città. Il progetto prende forma dalla discussione di un gruppo di artisti, Iva Lulashi, Margaux Bricler, Matteo Pizzolante, Pietro Catarinella, Fabio Roncato, Jacopo Valentini e Paolo Ciregia con la finalità di ricordare il progetto ma anche di porre un accento su quella che è la memoria collettiva che spesso viene dimenticata. Il gruppo ha invitato altri artisti, ma anche curatori, appassionati e operatori d'arte a dare il loro contributo attraverso la realizzazione di un intervento sulla fotografia scattato il giorno seguente alla demolizione che in seguito verranno stampate in formato cartolina per divulgare il messaggio ma anche affissi attorno al cantiere che sorgerà. Gli interventi ad oggi inviati sono visibili nel sito dove potete trovare la fotografia su cui intervenire e l'indirizzo a cui inviarla.
martedì 16 giugno 2020
Luca Larenza _ spring/summer 2020
Perennial Mediterraneo è la collezione spring/summer 2020 di Luca Larenza ispirata alla penisola italiana creando un estetica evocativa. Monocromo e pattern, geometri e fantasia vengono assemblati nei capi del guardaroba maschile creando outfit formali e leggeri, dalla giacca doppiopetto alla camicia camp, dalla polo al completo sartoriale, in tessuti naturali come lino e cotone. La collezione del designer è acquistabile nello shop online.
lunedì 15 giugno 2020
Spazio Libero. Immagini per riabitare la città _ Reggio Emilia

Spazio Libero. Immagini per riabitare la città è il progetto che si impossessa dei cartellino pubblicitari inutilizzati in questi mesi di Reggio Emilia con una serie di scatti di giovani fotografi italiani. Domenico Camarda, Emanuele Camerini, Marina Caneve, Tomaso Clavarino, Lorenza Demata, Irene Fenara, Luca Marianaccio, Luca Massaro, Iacopo Pasqui, il collettivo romano Vaste Programme e Martina Zanin hanno presentato un progetto creando una narrativa su grande formato esposto nella circonvallazione della città.
domenica 14 giugno 2020
BEASTIE BOYS STORY (ANOTHER DIMENSION) _ Lucio Schiavon
Beastie Boys Story (Another Dimension) è un omaggio di Lucio Schiavon al gruppo musicale americano dopo aver visto il documentario di Spike Jonze. Una storia di amicizia contraddistinta dalla ribellione che ha mescolato rock e rap. La serigrafia a 6 colori è prodotta da Fallani Venezia su carta bindakote gr. 210. in formato: 50x70. La grafica è disponibile in edizione Firmata e numerata in edizione di 90 copie e acquistabile nello shop online della serigrafia.
sabato 13 giugno 2020
La nuova matita di BONVINI 1909
BONVINI 1909 assieme a Cristina De Agostini e Federico Pezzini di Playdesign hanno dato vita ad una nuova matita che richiama i colori storici della bottega milanese. La matita in legno di cedro con mina B2, è prodotta da antica manifattura specializzata, facile per essere temperata e resistente e piacevole all'utilizzo. L'astuccio è disponibile nello store online di Bonvini 1909
venerdì 12 giugno 2020
Ten C _ spring/summer 2020

Ten-C presenta una collezione spring/summer 2020 reinterpretando i capi iconici aggiungendo ai colori basici una serie di toni accesi. Il brand ampia l'offerta prodotti con una serie di outfit d'estrazione sportwear e military, con materiali ricercati che coniugano filati naturali e fibre tecniche.
giovedì 11 giugno 2020
Jeremyville x Lacoste
Jeremyville collabora con Lacoste per una capsule collection che reinterpreta il logo del coccodrillo. Le iconiche polo del brand francese vengono popolati dai personaggi dell'illustratore australiano che rielabora e ridisegna gli elementi che contraddistinguono il mondo del tennis. La collezione unisex può essere acquistata nel sito del brand.
martedì 9 giugno 2020
Interview with Caterina Morigi
Caterina Morigi, classe 1991, è artista italiana la cui ricerca è concentrata sui mutamenti della materia dove l'opera si trasforma in relazione allo spazio in cui è collocata. L'artista lavoro su differenti supporti e medium che diventano traccia e parte tangibile di questo mutamento. La mostra Honesty of matter, a Torino, ha raccolto e riassunto il suo percorso degli ultimi anni. Di seguito l'intervista con Caterina.
Chi è Caterina Morigi e qual è il percorso che ti ha portato a diventare artista?
Mi sembra sia stata una lunga naturale transizione, da gioco di bambina a ricerca d’artista, nel tempo molti aspetti si sono affinati, verso l’essenziale, hanno preso la loro posizione. Fino a qui mi ha portata il continuo cercare, con gli occhi, con le mani, nelle sensazioni, spostando sempre lo sguardo senza tregua; ma il "qui" è comunque una condizione dai contorni sfumati, difficile da descrivere a parole. Mi interessano aspetti marginali, o forse sarebbe meglio dire minimi o specialistici. Mi alleno a leggere le superfici come un linguaggio. La pelle delle cose ci racconta infatti molto più di quanto immaginiamo inizialmente, occorre solo guardare con attenzione per decifrare i segni che sono gli stessi a ripetersi da micro a macro, anche nelle strutture. Nell’ambiente, inteso come contenitore dell’esistenza umana, vegetale, minerale, naturale in genere, è possibile estrarre dettagli capaci di trovare eco in altri frammenti di realtà. L’interesse per l’archeologia, poi estesa alla storia dell’arte, mi accompagna da sempre, portandomi a produrre lavori che insistono, interrogano, la categoria stessa di pittura, scultura, fotografia.
La tua ricerca è focalizzata su paesaggio delle soglie, mi racconti in cosa consiste?
La soglia è lo spazio ialino che sta tra gli elementi fisici e tra gli stati incorporei dell’essere, è un duplice aggancio sotto l’influsso di forze opposte, passibile di interpretazione. La soglia è mutevole senza pause. Caterina Benvegnù descrive molto bene questo concetto in relazione con la mia ricerca: Così, nel passaggio processuale della soglia, i particolari micro e macro delle immagini appaiono come elementi in moto costante, in continua sovrapposizione e compenetrazione, tali da confondere lo sguardo che si posa ora su un paesaggio naturale, ora su un dettaglio ravvicinato, senza tuttavia avere coordinate precise. Destrutturando una tipologia di visione monodirezionale, espressa ed esperita univocamente, le immagini diventano esse stesse frammenti di destabilizzazione, capaci di fare della soglia lo spazio in cui ogni cosa – e ogni prospettiva di percezione – può divenire altro da sé. su Caterina Morigi. Honesty of matter, in Caterina Benvegnu, “La vespa e l’orchidea”.
Tornando ad uno dei tuoi primi lavori, 'Quaderni', progetto che hai portato avanti negli anni. Cosa caratterizza questa serie di notebooks e come vengono realizzati?
Quaderni è un continuo errore che viene evidenziato, trascinato in avanti pagina dopo pagina, invece che essere cancellato. Comincio con una forma semplice, geometrica, disegnata e riempita. Nella facciata retrostante e in quelle successive oltrepassa l’inchiostro in piccole macchie impossibili da prevedere, voltando foglio le tracce si rivelano e, con un altro colore, ne evidenzio il contorno. Così fino alla fine del quaderno. Mentre l’inchiostro cade incontrollato tra le pagine con un movimento verticale, come in un pozzo che arriva alla faglia d’acqua attraversando i vari strati di terreno, le macchie si evolvono, allargandosi e restringendosi, prendendo le sembianze di microscopiche forme di vita. I microrganismi trovano nell’acqua il loro elemento vitale, e come l’acqua discende sempre verso il mare, Quaderni cerca il profondo, esplora abissi per riemergere.
Chi è Caterina Morigi e qual è il percorso che ti ha portato a diventare artista?
Mi sembra sia stata una lunga naturale transizione, da gioco di bambina a ricerca d’artista, nel tempo molti aspetti si sono affinati, verso l’essenziale, hanno preso la loro posizione. Fino a qui mi ha portata il continuo cercare, con gli occhi, con le mani, nelle sensazioni, spostando sempre lo sguardo senza tregua; ma il "qui" è comunque una condizione dai contorni sfumati, difficile da descrivere a parole. Mi interessano aspetti marginali, o forse sarebbe meglio dire minimi o specialistici. Mi alleno a leggere le superfici come un linguaggio. La pelle delle cose ci racconta infatti molto più di quanto immaginiamo inizialmente, occorre solo guardare con attenzione per decifrare i segni che sono gli stessi a ripetersi da micro a macro, anche nelle strutture. Nell’ambiente, inteso come contenitore dell’esistenza umana, vegetale, minerale, naturale in genere, è possibile estrarre dettagli capaci di trovare eco in altri frammenti di realtà. L’interesse per l’archeologia, poi estesa alla storia dell’arte, mi accompagna da sempre, portandomi a produrre lavori che insistono, interrogano, la categoria stessa di pittura, scultura, fotografia.
La tua ricerca è focalizzata su paesaggio delle soglie, mi racconti in cosa consiste?
La soglia è lo spazio ialino che sta tra gli elementi fisici e tra gli stati incorporei dell’essere, è un duplice aggancio sotto l’influsso di forze opposte, passibile di interpretazione. La soglia è mutevole senza pause. Caterina Benvegnù descrive molto bene questo concetto in relazione con la mia ricerca: Così, nel passaggio processuale della soglia, i particolari micro e macro delle immagini appaiono come elementi in moto costante, in continua sovrapposizione e compenetrazione, tali da confondere lo sguardo che si posa ora su un paesaggio naturale, ora su un dettaglio ravvicinato, senza tuttavia avere coordinate precise. Destrutturando una tipologia di visione monodirezionale, espressa ed esperita univocamente, le immagini diventano esse stesse frammenti di destabilizzazione, capaci di fare della soglia lo spazio in cui ogni cosa – e ogni prospettiva di percezione – può divenire altro da sé. su Caterina Morigi. Honesty of matter, in Caterina Benvegnu, “La vespa e l’orchidea”.
Tornando ad uno dei tuoi primi lavori, 'Quaderni', progetto che hai portato avanti negli anni. Cosa caratterizza questa serie di notebooks e come vengono realizzati?
Quaderni è un continuo errore che viene evidenziato, trascinato in avanti pagina dopo pagina, invece che essere cancellato. Comincio con una forma semplice, geometrica, disegnata e riempita. Nella facciata retrostante e in quelle successive oltrepassa l’inchiostro in piccole macchie impossibili da prevedere, voltando foglio le tracce si rivelano e, con un altro colore, ne evidenzio il contorno. Così fino alla fine del quaderno. Mentre l’inchiostro cade incontrollato tra le pagine con un movimento verticale, come in un pozzo che arriva alla faglia d’acqua attraversando i vari strati di terreno, le macchie si evolvono, allargandosi e restringendosi, prendendo le sembianze di microscopiche forme di vita. I microrganismi trovano nell’acqua il loro elemento vitale, e come l’acqua discende sempre verso il mare, Quaderni cerca il profondo, esplora abissi per riemergere.
lunedì 8 giugno 2020
mfpen _ spring/summer 2020
Il brand scandinavo mfpen presenta collezione caratterizzata da volumi confortevoli e tessuti leggeri. Gli outfit della collezione spring/summer 2020 sono caratterizzati da capi essenziali del guardaroba maschile, pensati anche per lei, sulle tonalità delicate del blu e un motivo a quadretti sui toni del beige per i capospalla.
domenica 7 giugno 2020
Two Thoughts _ Svenja Deininger _ Collezione Maramotti
Two Thoughts è la personale di Svenja Deininger presso la Collezione Maramotti. Il ciclo di opere pittoriche, concepite specificamente per questo progetto, è in dialogo con quattro dipinti degli anni Venti dell’avanguardista polacco Władysław Strzemiński. L'artista lavora sulle texture, le consistenze e gli spessori di ogni singola opera che si svelano a una distanza ravvicinata e sono ottenuti dall’artista mescolando gesso, polvere di marmo o colla ai colori ad olio. L'astrazione data dalle linee di Svenja Deininger creano diversi livelli di profondità e rapporti prospettici tra gli elementi raffigurati.
sabato 6 giugno 2020
Matthew M. Williams x Stüssy _ denim collection
Matthew M. Williams collabora con Stüssy per una premium capsule collection. Vengono presentati una serie di capi workwear in denim fabbricato da Loro Piana da fit comodo e dalle cuciture a a contrasto, arricchiti da dettagli funzionali.
giovedì 4 giugno 2020
Lucio Schiavon c/o IMjiT 35020
IMjiT 35020, laboratorio artigianale specializzata nella confezione di capi in denim, inaugura il nuovo atelier ai piedi dei colli Euganei, con una mostra dell’illustratore Lucio Schiavon. Il rinnovato spazio al primo piano nobile di Palazzo Tondello, residenza storica in centro a Due Carrare (PD), oltre ad ospitare il laboratorio del marchio si propone come luogo di dialogo con l’arte e il pubblico. In occasione della sua apertura, sono state scelte le tele e i disegni monocromi di grande formato dell’artista veneziano; le due serie esposte ruotano attorno all’essenzialità e alla maestranza del tratto, ma anche al viaggio e alla memoria, richiamando i valori del marchio. “La città” e “I volti” sono due filoni della produzione di Lucio Schiavon la cui narrativa è caratterizzata dalla sintesi degli elementi distintivi, mediante un codice di linee e forme essenziali. L’idea acquisisce presenza attraverso la mano dell’illustratore, il tratto trova forma direttamente sulla tela, come appunti di un taccuino immaginario. La serie di città e personaggi che trovano spazio nelle sale del palazzo, grazie al loro carattere evocativo portano il visitatore ad interrogarsi sull’identità dei soggetti esposti ed instaurare con loro un rapporto attraverso le proprie memorie. Di fronte ad ogni tela, lo spettatore ritrova luoghi e persone a lui note, perché riprendendo un passaggio di Antonio Tabucchi “Un luogo non è mai solo “quel” luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi.”
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