mercoledì 27 giugno 2018

Interview with Diego Marcon




Diego Marcon è artista italiano classe 1985. I suoi lavori sono caratterizzati da un racconto verosimile, un viaggio attraverso le sue animazioni che richiamano e mescolano ricordi e immaginazione. Dai collettivo al personale i progetti portano lo spettatore a relazionarsi con essi e ad immedesimarsi, una riflessione sottile che immortala un momento. Diego Marcon è fra i finalisti del premio Bulgari al MAXXI, dove si trova in mostra con l'opera Ludwing.


Chi è Diego Marcon e qual'è il percorso che ti ha portato a diventare artista?
 Quando ero piccolo, mia madre era iscritta all'EuroClub e aveva ricevuto per posta un libro sulla pittura moderna. Quando sfogliando il grosso volume ho visto per la prima volta Le d'jeuner sur l'herbe di Manet ho provato un gran turbamento. E da quel momento che ho iniziato a pensare di voler fare arte. 

 Nel tuo processo creativo utilizzi il video e il film, anche attraverso la creazione di personaggi digitali nelle tue narrazioni, come avviene questo processo?
I due lavori in cui ho utilizzato l'animazione CGI sono Monelle (2017) e Ludwig (2018). Il primo è un film girato in 35mm su cui sono stati inseriti i personaggi sviluppati in digitale, mentre il secondo è il primo lavoro interamente realizzato in 3D. L'approccio al CGI è stato quindi graduale. In qualche modo il CGI è apparso nella mia ricerca dal buio stesso che caratterizza gran parte di Monelle. 

Tra i tuoi lavori ho notato SPOOL, un progetto articolato in differenti capitoli, in cosa consiste? cosa lo caratterizza e come si colloca nella tua ricerca artistica? 
SPOOL è uno dei miei primi lavori e consiste nel recupero, nell'analisi e nella ri-strutturazione di archivi video di film di famiglia. Il progetto, iniziato nel 2007 e ancora in corso, conta al momento sette video, ognuno è autonomo e indipendente dall'altro. Nella sua totalità, SPOOL è un progetto che riflette sulle modalità di auto rappresentazione del sè nel momento in cui le tecnologie video, per prime, hanno permesso a un numero sempre maggiore di persone di realizzare e condividere le proprie riprese-ricordo, modificando in maniera sostanziale i paradigmi del film di famiglia attraverso le novità tecnologiche introdotte dai nuovi formati video, che nelle produzioni amatoriali hanno sostituito molto velocemente quelli analogici.

Il malatino è un 16mm che è stato proiettato in numerosi musei italiani, progetto commissionato da MiBACT e AMACI. Cosa raffigura il progetto o come vediamo nel film? 
Il malatino è un'animazione realizzata attraverso la tecnica del cartone animato tradizionale, disegnata e dipinta a mano e scattata in 16mm. Nel film, un bambino malato respira a fatica in un letto. Il lavoro è progettato come loop, in cui il primo e l'ultimo fotogramma coincidono, così da creare un tempo circolare perfetto e di sospendere il personaggio su di una soglia. 

 Sei tra i finalisti del Premio MAXXI Bvlgari 2018 al MAXXI con l'opera Ludwig, mi racconti come nasce l'opera e cosa racconta? 
 Nel video, interamente realizzato in CGI, un bambino seduto su di una cassa all'interno della stiva di una nave in tempesta accende un fiammifero. Non appena la tempesta si calma, Ludwig intona una breve aria per pianoforte e voce composta da due strofe, che per˜ non riesce a chiudere perchè, consumandosi, il fiammifero gli scotta le dita e si spegne. Come altri miei lavori anche Ludwig è pensato per essere un loop perfetto, che genera un'atmosfera ossessiva e claustrofobia, sostanzialmente imprigionando Ludwig nel continuo ripetersi della stessa scena.

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