venerdì 23 giugno 2017

Interview with Piotr Niepsuj


Piotr Niepsuj è fotografo polacco ma milanese d'adozione. I suoi scatti ricercano immortalano contemporaneamente il dettaglio e l'imperfezione della realtà, uno sguardo personale su ciò che lo circonda. Collabora con una serie di magazine internazionali e aziende del settore della moda scattando backstage, ritratti, reportage e lookbook le cui foto si possono trovare sparse per il web. Nel 2016 dopo un viaggio dalla Polonia a Berlino decide di pubblicare il suo libro A, dedicandolo alla ragazza che l'ha accompagnato. Di seguito una serie di domande a Piotr che ho avuto il piacere di conoscere.

Chi è Piotr Niepsuj e qualc'è il percoso che ti ha fatto diventare fotografo?
La mia bio di Instagram dice ‘that guy from Milano’ e principalmente faccio le foto. Il mio percorso è stato abbastanza casuale. Sono venuto in Italia a studiare architettura e ho cominciato facendo un blog (quando i blog erano i blog e non le piattaforme di auto-promozione) caricavo foto per tenere i miei amici in Polonia aggiornati sulla mia vita. Poi fra una festa ed un’altra ho conosciuto i ragazzi di PIG Magazine (che non esiste piu) che mi hanno preso sotto la loro ala e ad una certa, dopo aver visto le mie fotine digitali, mi hanno regalato la prima Yashica T4 e hanno iniziato a mandarmi a fare i servizi per la rivista. Mi sa che il mio primo ritratto era a Jeremy Scott, probabilmente nel 2009. A questo punto ho capito che andare in giro e fare le foto era molto più divertente che stare davanti ad Autocad e così dopo essermi laureato non ho mai fatto l’architetto. Fra una cosa ed un’altra, un lavoro ed altro ho continuato a fare le foto e ora sono qua. Quest’anno ho fatto il mio primo portfolio da fotografo.

Negli ultimi anni hai collaborato con numerosi magazine e aziende sviluppando un tuo stile e approccio creativo. Ci sono state degli avvenimenti che ti hanno aiutato in questo percorso?
La cosa che mi ha sicuramente aiutato sono state le feste. Probabilmente tutte le persone con cui ho lavorato le ho conosciuto in qualche bar, club o in un posto simile. Ovviamente questo non sarebbe mai bastato ma è stato solo un buon punto di partenza. Mi sono spaccato, e fin’ora mi sto spaccando, il culo lavorando praticamente sempre e senza menarmela. Nella fotografia oggi, ritengo che lo stile sia più importante del supporto con cui si immortala i soggetti, quello che vediamo è il risultato; per numerosi scatti ti avvali del tuo iphone.

Questo mezzo ha cambiato/aiutato il tuo modo di fare fotografia? cambia la relazione con il soggetto?Hmm… Il mezzo con cui scatti è importantissimo. Quando usi una DSLR o un cellulare è tutto diverso - da come la macchina ‘vede’ la luce, dalla velocità degli scatti a come il soggetto reagisce ad essere fotografato. Scattare con un cellulare fà sembrare la situazione molto meno ‘formale’ sembra più un gioco e cosi riesci ad avere una situazione molto più ‘intima’. Poi se guardi bene le mie foto fatte con il cellulare sono molto più statiche. E’ perchè la macchina e molto più lenta. Il tema e sempre lo stesso, ovvero il mio mondo, questo che vedo e che mi attrae.

Il tuo portfolio è "sparso" fra Instagram e Tumblr; che ruolo hanno queste piattaforme di condivisione nel tuo lavoro?

Questi canali sono due fette diverse del mio mondo. Su tumblr metto più le foto che ho fatto per il lavoro invece su IG ci sono praticamente solo le ‘osservazioni urbani’ e piccoli disastri che vedo tutti i giorni. Messo insieme fanno la parte più grossa di questo che sono.

Mi puoi parlare di come nasce l'idea e prende forma "A", libro autoprodotto che raggruppa gli scatti del tuo viaggio assieme ad A, iniziale della ragazza che ti ha accompagnato, da Lodz, per Varsavia arrivando a Berlino?
L’idea è nata quando sono tornato a Milano e ho riguardato tutte le foto scattate durante questo viaggio. Era un’estate molto importante per me e fare un altro album su facebook (che è una altro canale dove condivido le mie foto) non mi sembrava sufficiente. Cosi ho deciso di fare un libro. Non sono un fotografo che lavora sui ‘progetti’ che hanno un inizio e una fine quindi non era una cosa pianificata prima. Ho sentito che era il momento per fare il mio primo libro. That’s it.

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