lunedì 25 aprile 2016

Interview with Andrea Bianconi

Andrea Bianconi, classe 1974 vive e lavora fra l'Italia e New York, dove sviluppa la sua ricerca creativa ed estetica unendo differenti forme espressive all'interno di un unico spazio, creando rel-azioni, azioni e re-azioni. Andrea Bianconi ha in attivo numerose performance fra Italia, America ed Europa, in spazi pubblici e privati, dove l'artista "ingabbia" le proprie idea e ne da forma attraverso il proprio corpo in dialogo con il luogo e le opere circostanti. Con piacere vi propongo di seguito un intervista con Andrea.

Chi è Andrea Bianconi e quel'è il tuo percorso che ti ha portato a diventare artista?
Sono un pilota d'aereo, un viaggiatore, un collezionista di tracce, amo la semplicità,ma amo anche complicarmi la vita, leggo favole, compero cose che forse un giorno mi serviranno, ascolto Michael Jackson e leggo poesie, ho tanti rifugi, ma un'unica casa, in questo momento che ti sto scrivendo ho un tavolo pieno di fogli scritti, una piccola zebra accanto a me, e una gabbia sopra la testa che sta aspettando di imprigionare l'idea che mi sta venendo. Se penso al mio percorso, è iniziato quando studiavo giurisprudenza e volevo aprire un'agenzia di modelle, volevo diventare pilota d'aereo e mi sono costruito due ali, mi accorsi che il mio vicino mi spiava ed iniziai a spiarlo, dopo averlo spiato è diventato uno dei miei migliori amici, ho cambiato casa e sono andato a New York, facevo mappe cercando di misurare il mondo, ma capii che dovevo misurarmi con il mondo, trovai un semaforo, poi una foglia, poi un gesto, poi una visione, poi nacque mia figlia e penasi alla vita, poi pensai all'uomo e al rapporto con la vita.

Non utilizzi una sola forma espressiva ma spazi fra performance e installazioni sculture e disegno. Come avviene il tuo processo creativo? quando prediligi una forma espressiva invece che un'altra?

L'espressione è direttamente legata da un'azione. L'azione porta ad una reazione o ad una nuova azione che può essere distruzione o costruzione. Disegno l'espressione, compio l'azione, costruisco la reazione, e poi disegno nuovamente lasciandomi sedurre dalla distruzione o dalla nuova costruzione. Cerco sempre di aprire un lavoro. Cerco sempre la libertà imprigionandomi, cerco sempre la chiusura nell'apertura.

In numerose tue performance il suono è importante, come in Traffic sound , alla Barbara Davis Gallery, oppure Tracif Light, per la Biennale di Mosca nel 2013. Come nascono questi progetti? IMHO sembrano accumunati da un filo rosso che hai protratto nel tempo.

L'incontro con il suono  stato un " non me ne sono reso conto". Alcune volte alcuni momenti o strumenti entrano nella nostra vita e nelle nostre esperienze e non ce ne rendiamo conto, ma con il tempo diventano nostri fedeli compagni di viaggio. Non c'è un perchè, ma forse c'è un come. In Traffic Sound volevo dare un suono al traffico attraverso un semaforo e dei piatti da batteria ( uno rosso, uno verde, uno giallo) che suonavo cercando di rispettare il semaforo, in Traffic light suonavo i piatti da batteria cercando di dare un suono al semaforo e regolando l'entrata e l'uscita dal Manege, Cremlino e Piazza Rossa. Prima ero persona, poi ero semaforo. I progetti nascono dal come mi pongo verso i progetti stessi. I progetti nascono sempre da un com'è; aggiungerei come posso fuggire da me stesso? come posso fuggire dalla realtà se la realtà esiste?
 
Tunnel City è un progetto che hai presentato alla Barbara Davis Gallery, mi puoi parlare di questo progetto?
A quel tempo mi trovavo in un tunnel fatto di continue entrate e continue uscite, fatto di infinite direzioni, se lanciamo una pallina dentro ad un tunnel, questa rimbalzerebbe da un punto all'altro all'infinito. Tunnel City sono le infinite direzioni che formano un'unica grande direzione, un viaggio all'interno del tunnel. Durante i miei viaggi avevo registrato suoni che mi avevano colpito, nella performance ero all'interno di una scatola nera con uno stereo che riproduceva questi suoni e lanciavo all'esterno aeroplani di carta bianca. In quel momento era la città che stavo vivendo.

Ultima in ordine cronologico la tua performance Fantastic Planet, mi puoi spiegare di cosa si tratta?
Fantastic Planet  un viaggio con e attraverso il linguaggio. Ero ricoperto di veli neri e ripetevo ossessivamente le parole Fantasic Planet. Erano continue domande sull'esistenza di un Fantastic Planet, ma allo stesso tempo erano anche continue affermazioni, come se volessi convincermi che un Fantastic Planet esiste. Ma dove o dov'è ? ma come e com'è? Durante la continua ripetizione le parole diventavo altre parole ad esempio fanttsic palnet o fatanstic pnalet o ftanastic planet. Fantastic planet Fantastic planet Fantastic Planet Fantastic Planet Fantastic Planet Fantastic Planet Fantastic Planet 

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...