giovedì 22 febbraio 2024

Interview with PremiataCeramicaSperimentale



PremiataCeramicaSperimentale è un progetto nata nel 2018 ad opera di Daniele Tollot che indata sulle forme e sul materiale ceramico. Ogni pezzo unico realizzato a mano è un viaggio figurativo che unisce forme e colori, dove ogni oggetto è di "compagnia" all'interno dell'ambiente domestico. 

Chi c’è dietro a PremiataCeramicaSperimentale e come nasce?
Dietro premiata ci sono io, Daniele Tollot. Ho iniziato questo progetto nel 2018 quando, trovandomi a Padova con un lavoro in ufficio, ho sentito la necessità di ricimentarmi nella ceramica, a cui mi aveva introdotto quando ero bambino una mia carissima maestra elementare. La maestra Iris portava la classe a raccogliere argilla selvatica che processavamo e usavamo per il laboratorio di educazione artistica. Premiata per il primo periodo era un workshop collettivo nel quale, con alcuni amici, sfogavamo la nostra creatività manuale. Poi, causa anche la pandemia e quindi l'impossibilità di incontrarci, si è trasformata in un progetto personale, che in quanto tale porto avanti fino a oggi.

Il progetto è un indagine sulla materia e sulle sue forme, come nascono i pezzi e da dove trai ispirazione per la realizzazione?
Il processo progettuale è un'evoluzione con un gran margine di imprevedibilità, da qui sperimentale. Questo aggettivo racchiude l'essenza della mia indagine sulla forma e la materia: visito molte mostre e musei dove trovo nei manufatti ispirazione per nuove tecniche che rielaboro con il mio punto di vista da ceramista. Nei miei viaggi mi piace immergermi nella cultura del luogo e scoprire gli sviluppi che l'artigianato ha avuto in rapporto alle specificità. Il repertorio tradizionale artistico locale fatto di forme, motivi, tecniche e miti arricchisce il mio vocabolario diventando, attivamente o inconsciamente, componente di prossimi lavori. Anche la materia stessa di cui sono fatti gli oggetti mi è di ispirazione perché legata alla geologia del luogo; considero i manufatti artistici come sintesi tra i materiali che fornisce il territorio e la popolazione che lo abita. Raccolgo e utilizzo campioni di terre selvatiche come pigmenti o texture per i miei pezzi. Ad esempio, i miei intarsi sono ispirati agli intarsi figurativi marmorei e sono prodotti usando anche coloranti campionati nei viaggi.
Vasi-sculture, ma anche oggetti d’uso quotidiano, o meglio come li definisci “oggetti di compagnia”. L’appellativo crea un legame con questi lavori, ce n’è uno o una serie a cui sei particolarmente lato?
Il fatto che i miei siano oggetti da utilizzare non abbassa la loro carica artistica, secondo me rende solo più immediato il nostro rapporto con loro, meno sacralizzato. Rispondere a quale serie sono più legato è difficile; le taniche hanno un posto speciale perché sono per me oggetti industriali e artigianali, d'uso e artistici. Sono sempre diverse ma mantengono delle caratteristiche che le rendono subito riconoscibili, sono per me sempre una fonte di ispirazione. Allo stesso tempo, la serie Tris, che è l'ultima arrivata, è una sintesi di tecniche che trovo molto interessante perché i pattern che si riescono a creare sono a volte naturali come le stratificazioni geologiche, a volte artificiali come i tessuti jacquard o ikat.

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