venerdì 4 novembre 2022

Interview with Giuseppe De Mattia

Giuseppe De Mattia, classe 1980, è artista visivo la cui pratica indaga il rapporto tra memoria, archivio e contemporaneità attraverso l’uso di medium differenti e la narrazione di momenti marginali e trascurabili su cui ci porta a riflettere. Produzione Propria è la persona attualmente visibile alla OPR Gallery di Milano che presenta un corpo di nuovi lavori come Ladri di piastrelle legato al commercio illegale in azulejos, installate per essere rimosse e acquistate come souvenir dai visitatori, e Ingegno di Mola legata alla pratica di mettere una sedia vicino all'ingresso della casa con esposti frutta e verdura per la vendita, elementi ricorrenti nei suoi lavori. Di seguito l'intervista con Giuseppe. 


Chi è Giuseppe De Mattia e qual'è il percorso che ti ha portato a diventare artista?
Sono uno che non avrebbe mai dovuto illudersi di poter vivere di questo. Spesso mi maledico di aver seguito questa strada. Avevo una discreta carriera da impiegato, forse avrei potuto aspirare addirittura ad un ruolo di funzionario. Il riscatto sociale che la mia famiglia stava compiendo da due generazione si sarebbe evoluta in questo senso nella gioia e nel giubilo! Invece ho deciso di seguire un vizio poi diventato tossico e da cui è impossibile uscire. Amo profondamente quello che faccio, ma è terribile il mondo in cui lo faccio e il sistema sociale ed economico che (non) lo sostiene. Mi ha portato a diventare artista Mark Dion con il suo padiglione alla Biennale di Venezia del 1997 e gli zaini in foglietti di carta della polleria Porrelli uniti con i punti metallici, della mia Zenith 548, che facevo a sei anni e che avrei voluto continuare a fare per tutta la vita.

Come nasce il poster per il 50 del DAMS commissionato da Cheap festival? 
Il poster nasce da uno dei continui momenti di calo emotivo in cui sembra che io sia ironico, invece sono tragico. Ho pensato che i miei genitori avrebbero dovuto comprare una bella macchina invece che mantenermi agli studi a Bologna al DAMS stringendo la cinghia. Ho pensato che i 50 anni del DAMS erano stati resi possibili grazie al sacrificio di chissà quante famiglie come la mia. Fui chiamato a partecipare al progetto; quando mi dissero quali sarebbero state le dimensioni del poster e che sarebbe stato messo nel centro di Bologna, ho pensato che avrei dovuto rendere omaggio a quella scelta ardita della mia famiglia, farne un piccolo monumento di carta che si sarebbe rovinato al primo acquazzone.

Mi racconti in cosa consiste il progetto Frutta e Verdura allestito a Vienna? 
Consiste in un invito a replicare un ragionamento sul rapporto tra mercato dell’arte e mercato di beni di consumo. Un lavoro già stato messo in atto nella mostra “esposizione di Frutta e Verdura", a Roma, presso la galleria Matèria, curata da Vasco Forconi. Sono anni che continuo ad insistere con opere-provocazione su questo tema e credo che lo farò fino alla fine. A Vienna, sono stato invitato dalla mia collega Anna Paul e ho ripetuto l’operazione concentrandomi solo su diverse tipologie di zucche. Le zucche di ceramica, vuote, fatte per l’occasione, sono state messe in mezzo a quelle vere e vendute tra queste al prezzo di opera e non di verdura. Ho preparato anche un multiplo firmato e numerato di accesso democratico: un sacchetto di carta serigrafato che veniva dato a chiunque comprasse, sia una piccola zucca vera che una scultura.

Come nasce la serie Decorazione per Cavalli da Guerra e qual'è l'idea del progetto? 
Nasce nel 2014 dopo aver preso coscienza che gli artisti sono come i cavalli: buoni, vincenti, azzoppati, più buoni da giovani che da vecchi, poi più buoni da vecchi che da giovani, che fanno scuderia, che mangiano poco o un sacco e soprattutto disposti quasi sempre a trottare a comando e allo stesso tempo a generare enormi defecate al centro di una stanza. Le decorazioni sono armature di segni propiziatori che dovrebbero proteggerli dal loro destino.



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