mercoledì 31 luglio 2019

Interview with Giuseppe Abate

Giuseppe Abate, classe 1987, è artista italiano che utilizza differenti media espressivi nella sua ricerca artistica. A seguito della residenza al Guwahati Research Program in India i suo lavoro spazia fra disegni e ricami dal tocco ironico mescolando scenari e oggetti differenti.  Di seguito l'intervista con l'artista in relazione ai suoi ultimi progetti.

Chi è Giuseppe Abate e qual'è il percorso che ti ha portato a diventare artista?
''Artista'', parola complicata, molto spesso abusata; ma credo sia giusto in questo caso abbreviare con delle convenzioni. Sinceramente non mi è molto chiaro se una sconsiderata e spensierata conseguenza di eventi mi abbia portato a fare ''l'artista'', oppure essendoci io per fortuna o purtroppo nato ''artista'', abbia intrapreso questo percorso semplicemente per fare capire agli altri cosa ero o volevo sembrare.

Lavori utilizzando differenti media espressivi, cosa caratterizza la tua ricerca e come mai scegli questo approccio molto vario?
In ''Fantasia'', Bruno Munari scrive con parole migliori di queste, che ogni idea corrisponde ad un diverso materiale. La più grande fortuna degli artisti contemporanei, e anche il nostro dramma è che, citando il titolo di un libro di Angela Vettese ‘’Si fa con tutto’’.

Un corpo dei tuoi lavori sono prodotti utilizzando tessuti e ricamando, cosa li caratterizza e come hai scelto di utilizzare questa tecnica; da Hot ad Abbecedario per citarne alcuni.
Come avrei dovuto scrivere in risposta alla prima domanda: ho studiato Pittura, presso l’Accademia di Belle arti di Venezia, Durante quegli anni di studio ho elaborato una ‘’Pratica quotidiana della pittura’’ per dirla alla Gerard Richter. Dopo l’Accademia e la residenza presso la Fondazione Bevilacqua la Masa (istituzione che ha offerto molto ai giovani artisti e purtroppo dopo l'insediamento dell'attuale giunta, guidata dal sindaco Luigi Brugnaro, ha subito una forte destabilizzazione), non ho più avuto un fissa dimora e di conseguenza uno studio dove sviluppare la mia pratica. In quel periodo, era il 2014, ho iniziato a ricamare: non serve uno studio per il ricamo, basta un divano o il sedile di un autobus. Quello che amo di più di questa tecnica è la sintesi delle forme e dei colori che devo applicare alle immagini che scelgo di rappresentare. Non ci sono pennellate, trasparenze, gocciolature, sfumature, tutto deve essere semplice e chiaro, diretto

Partendo dalla tua tecnica di lavoro hai sviluppato una collaborazione con RRUNA Fashion Label. com'è nata e in cosa consiste?
Tra il 2015 e il 2018 ho avuto modo di lavorare molto in Assam(India) grazie al programma di residenze organizzato da Microclima Venezia. In India ho prodotto una collezione di tessuti ricamati ispirati alla tradizione del Nord Est Indiano ma contaminati dal paesaggio urbano. In Hot che citavi, le decorazioni ricordano molto quelle dei tipici tessuti Assamesi, ma a un secondo sguardo sono pacchetti di patatine e bombole del gas. Elementi che è facile vedere ogni giorno, per le strade di Gwuahati. Nel 2018 Martina e Virginia, fondatrici di RRUNA mi hanno contattato e proposto una collaborazione. Grazie a Microclima anche quell'anno ho avuto modo di tornare in Assam e insieme alla mia ricerca sui tessuti, ho lavorato a delle toppe ricamate, i cui soggetti facevano soprattutto riferimento ai dipinti che si trovano sui camion Indiani, stupendi. Le toppe prodotte con il supporto di artigiani del posto, giustamente retribuiti, sono state poi portate in Italia e applicate ad una collezione di vestiti vintage raccolta da Martina e Virginia.

Il Damerino è stata la tua personale presso presso ADA di Roma, riassume ed espone una sedie di tuoi ultimi lavori, mi racconti come nasce la mostra e che lavori l'hanno caratterizzata?
Io credo che a parte il pollice opponibile e il fuoco, quello che davvero ci distingua dagli altri essere viventi sia l’essere paradossali. Di esempi ce ne sono a milioni, non è il caso di farne. In termini semplici, il Damerino è colui che pur sembrando gentile e ammodo in realtà ha solo bisogno di soddisfare i suoi bisogni carnali più basici. Dico Damerino, al maschile, ma non mi riferisco solo al maschio. Il Damerino, come personaggio e concetto, mi ha dato modo di esporre insieme lavori diversi tra loro: dal ricamo alla pittura al disegno, ognuno rispecchiava il paradosso, il camouflage del Damerino. I tessuti prodotti in Assam eleganti e preziosi, ma caratterizzati da brand di Cemento e Patatine in sacchetto. Tra i disegni cito Rooster Fight nel quale un caimano travestito in malo modo da gallo e un gallo pomposo, ma ignaro, si stanno per affrontare in un combattimento dall'esito piuttosto scontato. In ultimo, ma quasi protagonista, il broccato dipinto sulle pareti, a una prima occhiata elegante e nobiliare ma di fatto dipinto con l’argilla, il fango: un materiale sporco ed economico.

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